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13/02/2024Assegno divorzile e sacrificio lavorativo

Broken red heart and Divorce paper note on cash
Ai fini del riconoscimento dell’assegno divorzile, ciò che deve essere dimostrato è che il coniuge economicamente più debole abbia sacrificato occasioni lavorative o di crescita professionale per dedicarsi alla famiglia, senza che sia necessario indagare sulle motivazioni strettamente individuali ed eventualmente intime che hanno portato a compiere tale scelta, che, comunque, è stata accettata e, quindi, condivisa dal coniuge. Lo stabilisce la Cassazione civile, sez. I, ordinanza 4 ottobre 2023, n. 27945.
Il Giudice, così, è chiamato ad accertare la necessità di compensare il coniuge economicamente più debole per il particolare contributo dato, durante la vita matrimoniale, alla formazione del patrimonio comune o dell’altro coniuge, nella constatata sussistenza di uno squilibrio patrimoniale tra gli ex coniugi che trovi ragione nelle scelte fatte durante il matrimonio, idonee a condurre l’istante a rinunciare a realistiche occasioni professionali-reddituali, la cui prova in giudizio spetta al richiedente.
Deve essere dimostrato, dunque, che il coniuge economicamente più debole abbia sacrificato occasioni lavorative o di crescita professionale per dedicarsi alla famiglia, senza che sia necessario indagare sulle motivazioni strettamente individuali ed eventualmente intime che hanno portato a compiere tale scelta, che, comunque, è stata accettata e, quindi, condivisa dal coniuge.La parte può aver preferito dedicarsi esclusivamente o prevalentemente alla famiglia per amore dei figli o del coniuge, ma anche per sfuggire ad un ambiente di lavoro ostile o per infinite altre ragioni, ma tali motivi non rilevano, perché l’assegno, sotto l’aspetto in esame, mira a compensare lo squilibrio economico conseguente alla scelta di impiegare le proprie energie e attitudini in seno alla famiglia, piuttosto che in attività lavorative, o in occasioni di crescita professionale, produttive di reddito.
Rileva, pertanto, e deve essere dimostrato, soltanto che l’ex coniuge abbia effettivamente fornito il suo contributo personale alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio comune o di quello personale dell’altro coniuge, a scapito del tempo e delle energie che poteva potuto dedicare al lavoro o alla carriera.
Per giustificare l’attribuzione dell’assegno divorzile non può ritenersi che il contributo del coniuge debba comportare il sacrificio totale di ogni attività lavorativa per dedicarsi alla famiglia, poiché la legge non richiede una dedizione esclusiva, essendo necessario e sufficiente che il coniuge abbia sacrificato l’attività lavorativa o occasioni di carriera professionale per dedicarsi di più alla famiglia.
L’entità di tale sacrificio è, semmai, rilevante ai fini della quantificazione dell’assegno, sempre se sussistono i presupposti per la sua erogazione.
Così, per calcolare l’importo dell’assegno divorzile, il giudice deve tenere nella giusta considerazione la funzione perequativo-compensativa dell’assegno in questione, valutando in concreto l’adeguatezza del reddito della parte economicamente più debole e rapportandolo al contributo fornito nella gestione della vita familiare.